L’arte di degustare: un viaggio in Costiera Amalfitana, accompagnati dal Sommelier Mattero Silvestri.
L’arte di degustare: un viaggio in Costiera Amalfitana, accompagnati dal Sommelier Mattero Silvestri.

L’arte di degustare: un viaggio in Costiera Amalfitana, accompagnati dal Sommelier Mattero Silvestri.

Matteo Silvestri. Il Sommelier della Costiera Amalfitana.

La Costiera Amalfitana è un tratto di costa tirrenica della provincia di Salerno in Campania. Situata ad est della penisola sorrentina, si affaccia sul golfo di Salerno e si estende da Positano a Vietri sul Mare. Riconosciuta come Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO nel 1997, la costiera è rinomata in tutto il mondo per la sua bellezza naturalistica. Prende il nome dalla città di Amalfi, suo nucleo geografico e storico. Perchè ho voluito iniziare il mio articolo con questa introduzione – ode – alla meravigliosa e unica Costiera Amalfitana? Perchè è proprio in questo meraviglioso luogo che oggi vi porto, purtroppo solo virtualmente, per conoscere un amico e collega. Oggi con noi c’è: Matteo Silvestri.

Ciao Matteo, ti ringrazio per aver accettato la mia proposta di raccontarti su Mister Wine, ma soprattutto per il tuo prezioso tempo che mi hai dedicato.

MATTEOGiovanni, mi sembra doveroso ringraziare soprattutto te per l’enorme opportunità che mi hai concesso di raccontarmi tramite il tuo format e poi lasciami fare un doveroso saluti a tutti i tuoi lettori, che so essere in tanti.

MW: Ben arrivato Matteo, anche tu colpito dall’effetto interviste di Mister Wine, ti andrebbe brevemente di raccontarti?

MATTEO: Certo con enorme piacere. Mi chiamo Matteo Silvestri, ho 36 anni, ho origini Angresi ma ho sempre vissuto ad Agerola, un piccolo paese all’ingresso della Costiera Amalfitana, dove ho messo poi le radici e dove vivo attualmente, precisamente a Ravello.

MW: Location di lusso insomma, sei un uomo fortunato. Raccontaci, come hai iniziato il tuo percorso nel mondo del vino e cosa ti ha spinto a diventare sommelier?

MATTEO: Credo di poter dire che la mia passione nel mondo del vino è nata quando, giovanissimo, entrai in una delle strutture più rinomate a livello mondiale che si trova a Positano, precisamente l’Hotel Il San Pietro.  Nei miei anni in questa struttura ho avuto modo di approcciarmi al fantastico mondo del vino, che poi ho affinato anni dopo attraverso i corsi. L’idea di contribuire alla realizzazione di un esperienza enogastronomica attraverso il mio consiglio sul vino, forse è stata la spinta definitiva a formarmi per diventare un Sommelier. Dopo 20 anni trascorsi tra strutture di un certo prestigio, dove nel corso degli anni ho avuto la possibilità di ricoprire ruoli importanti come quello da me più amato, il Sommelier, ho deciso di aprire una mia attività, Uncork & Drink, che si occupa di enoturismo, formazione, consulenza e gestisco la terrazza bar di una delle case più belle di Amalfi, la Dimora storica Palazzo don Salvatore ad Amalfi.

MW: Che spettacolo. Dimmi un pò, secondo te, quali sono le caratteristiche principali che un Sommelier deve possedere per svolgere al meglio il suo lavoro?

MATTEO: Ma sintetizzerei usandone 4, più che caratteristiche le definirei doti, ovvero, credo che le fondamenta per essere un buon sommelier siano: Umiltà, dedizione, curiosità e conoscenza.

MW: Come avviene la selezione dei vini per una carta in un ristorante? Quali fattori consideri?

MATTEO: Nelle mie esperienze da Sommelier, ho sempre cercato di selezionare in maniera capillare i vini della regione dove lavoravo, credo sia di profondo rispetto nei confronti del territorio stesso, poi logicamente andava preso in considerazione il menù scelto dallo chef e cercare di renderlo competitivo con vini che potessero renderlo più completo esaltandolo. I fattori su cui mi basavo erano questi: Territorio, caratteristiche dei piatti sul menù, caratteristiche dei turisti che sceglievano le mete per le loro vacanze.

MW: Esiste, secondo te, un vino da consiglieres a coloro che si avvicinano per la prima volta a questo mondo?

MATTEO: Non esiste un vino specifico che consiglierei ad una persona che approccia per la prima volta nel mondo del vino, mi aggancio al discorso di prima sulla conoscenza e valorizzazione del territorio dove sei nato e dove lavori, se mantieni questa ideologia ed hai la fortuna di girare il mondo per questo lavoro, anno dopo anno amplierai le tue conoscenze e arricchirai il tuo bagaglio personale.

MWPuoi spiegare il processo di degustazione di un vino e cosa dovrebbe essere notato in ciascuna fase?

MATTEO: Certo. Il processo di degustazione ha delle scalette precise da rispettare: fase visiva, olfattiva e gusto olfattiva. Nella prima abbiamo la possibilità di capire lo stato di un vino attraverso la sua limpidezza,  la consistenza del vino (in quella fase rotatoria del bicchiere per intenderci) ci può far capire la tipologia di vino che abbiamo. Nella fase olfattiva, ovvero, dove iniziamo a prendere confidenza col vino stesso, possiamo, attraverso il nostro naso renderci conto delle caratteristiche basi di un vino, dal suo bouquet di profumi. Tempo fa potevamo in questa fase capire anche dei difetti o alterazioni, la più famosa quello del tappo. Oggi le aziende vitivinicole si sono sviluppate anche su questo e di questi problemi ce ne sono sempre di meno. Infine, si arriva all’analisi gustativa: l’assaggio vero e proprio del vino. Le papille gustative fungono da sensori e sono in grado di riconoscere e distinguere 4 sapori fondamentali: acido, dolce, salato e amaro.

MWCome si abbinano i vini ai piatti? C’è una regola generale o dipende dalla situazione?

MATTEO: L’ abbinamento cibo-vino ha sempre due regole di fondo sostanzialmente, ovvero si basa sull’abbinamento per concordanza o contrapposizione, in base ai quali il gusto del vino deve contrapporsi a determinate  pietanze per raggiungere un armonia tramite l’equilibrio dei sapori, oppure aiutare il piatto ad essere equilibrato mediante le stesse caratteristiche nel vino. Ma c’è comunque un filo sottile ad unire il tutto, perchè a volte lo stesso piatto, cucinato in maniera diversa può mettere in risalto delle componenti che possono essere equilibrate con un vino totalmente diverso o non essere addirittura più abbinabili ( il caso di chi, per gusti personali, ama il peperoncino piccante su tutto).

MWQuali sono le tendenze più interessanti nel mondo del vino oggi?

MATTEO: Nel 2025, purtroppo, si andrà incontro ad un fattore che io non ritengo possa essere conciliabile con l’etica del vino in generale, ovvero la ricerca di vino dealcolato, già il semplice fatto di doverlo chiamare vino mi fa rabbrividire. Questo per dirti caro Giovanni, che non sempre le tendenze sono rispettose della storia di un prodotto, come posso chiamare vino dealcolato un prodotto che per definizione è una bevanda idroalcolica? Io purtroppo sono contro le tendenze e non le prendo in considerazione.

MW: Che ruolo gioca la regione di provenienza di un vino nella sua qualità e caratterizzazione?

MATTEO: Il ruolo della Regione per la caratteristica del vino è fondamentale, negli ultimi anni si è creato un termine apposta ,che descrive il rapporto che un particolare vitigno ha con le caratteristiche pedoclimatiche del territorio dove sorge, che è il Terroir. Ma come tutte le cose, non significa che ogni vino prodotto in quel determinato territorio rispecchia queste caratteristiche, ecco perchè bisogna girare per le cantine, conoscere i produttori, gli enologi, la storia che hanno.

MW: Puoi raccontarci di un incontro memorabile che hai avuto con un produttore di vino o un Sommelier durante la tua carriera?

MATTEO: Tempo fa conobbi un produttore che è anche enologo della sua azienda e rimasi affascinato dalla sua storia. Vive in Irpinia, precisamente a Montefalcione ed è un esempio di dedizione, rispetto per il territorio, amore per il vino, testardaggine. Produceva vino già nel 2004 con un nome diverso di azienda, che poi a causa di problemi legati a terzi dovette chiudere improvvisamente, cosa che avrebbe causato depressione nell’80% delle persone, invece lui no, testardo e con tanta buona volontà non si abbatte, iniziò a fare consulenze enologiche per altre cantine, per poi rifondare una nuova attività e rimettersi in cammino, un esempio di amore per quello che si fa. Un produttore che vive la cantina H24, basti pensare che una volta lo chiamai ad una vigilia di natale per gli auguri e mi disse che era stato tutta la notte in cantina per evitare che si bloccasse la fermentazione agli spumanti. Una persona che trasmette amore per il suo lavoro, che poi ritrovi nei suoi vini.

MWQual è il tuo vino preferito e perché?

MATTEO: Contrariamente a quelle che le mie origini dicono, ho un debole per i vini Toscani, forse perchè è attraverso quei vini che poi è nata la mia passione per questo lavoro, per anni mi sono concentrato sulle diverse sfaccettature del Sangiovese.

MW: In un mondo in continua evoluzione, come pensi che la figura del Sommelier si stia adattando alle nuove esigenze del pubblico?

MATTEO: Informazione pazzesca, già con un corretto uso dello smartphone possono capire se dici la verità o meno, quindi il margine di errore non esiste, ecco perchè l’unica arma a nostra disposizione è la conoscenza e lo studio approfondito di un vino.

MW: Cosa pensi della crescente attenzione verso i vini naturali e biologici?

MATTEO: Non sono un amante dei vini naturali, ma è un mio giudizio soggettivo, quindi mi approccio quasi sempre in maniera severa ad un vino naturale, anche sul biologico ho la mia idea, molti cercano solo la certificazione, ma non sempre quello che avviene in vigna si può definire tale. Mi è capitato nel corso delle mie visite in cantine “biologiche” vedere i trattori nelle vigne che emettevano i gas del motore ad altezza vigna, pensa un po.

MWQual è il miglior consiglio che daresti a chi vuole entrare nel mondo del vino e diventare Sommelier?

MATTEO: Il mio consiglio, a chi si affaccia a questo mondo è sempre e solo uno, essere UMILI. Il vino è quella forma di espressione che non smetterà mai di evolversi, un buon Sommelier non deve sentirsi mai arrivato, se pecca di presunzione si brucia facilmente.

MWTi andrebbe di citare 2 vini, uno bianco ed uno rosso che possiamo definire i tuoi vini del cuore?

MATTEO: Quelli che possono essere definiti i miei vini del cuore sono sicuramente: Il Fiano di Avellino come bianco, che ritengo un vitigno che lavorato bene possa garantire equilibrio e qualità anche a distanza di tempo, un vino da molteplici sentori che può esprimersi ottimamente sia vinificato in acciaio che in legno, davvero fenomenale, uno dei miei preferiti è quello prodotto dall’azienda Aroma di Montefalcione (AV).  Come rosso non posso non menzionare il Sangiovese, in particolare Le Pergole Torte dell’azienda Montevertine in Radda in Chianti, un vino iconico di una beva pazzesca, equilibrato, che stupisce di anno in anno, e per me che sono figlio di un insegnante di storia dell’arte è anche il giusto incontro tra il bello ed il buono, grazie alle sue etichette d’autore, quello che in greco veniva definito con il termine  kalokagathìa (Nella cultura greca del V secolo a.C., la kalokagathìa è l’ideale di perfezione fisica e morale dell’uomo).

Purtroppo accade spesso che le cose belle finiscono presto, come quest’intervista eslusiva. L’ultima cosa che ho da chiederti è; cosa ti ha spinto a raccontarti su Mister Wine

MATTEO: Condividiamo la stessa passione ed è stimolante e interessante raccontarsi. Inoltre sono convinto che Giovanni ed il suo progetto Mister Wine, sono una potente macchina di informazione al servizio di tutti Wine-Lovers.
Grazie Gio, spero che il mio racconto vi sia piaciuto. W Mister Wine!
 
Ci Salutiamo con la speranza di aver allietato la vostra lettura e di aver suscitato un po’ di interesse sul meraviglioso mondo del vino e sulla professione del Sommelier. Al prossimo racconto.
 
 

 

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